Forse riderà della esuberanza dei miei sentimenti. Il mondo intero era per me come una melodia: cantava la terra, cantava il lago, cantavano gli alberi, ramo per ramo.

S. Spielrein, Lettere a Freud, in A. Carotenuto, Diario di una segreta simmetria, p. 245

 

 

In occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” di domani (25 novembre), vogliamo ricordare Sabina Spielrein (Sabina Nikolaevna Špil’rejn), una delle prime donne a esercitare la psicoanalisi e che fu barbaramente uccisa dalle milizie naziste nel 1942.

Sofferente in giovane età di una gravissima forma di isteria, fu ricoverata nell’ospedale psichiatrico di Burghozli, nei pressi di Zurigo, dove fu curata da Jung attraverso prime, rudimentali forme di terapia analitica. Siamo nel 1904. Come è noto, Jung intrattenne in seguito con lei una relazione che è stata oggetto di non poche discussioni. Nel 1905 s’iscrisse alla Facoltà di Medicina, laureandosi, il 2 settembre 1911, con una tesi Sul contenuto psicologico di un caso di schizofrenia. Rotti i rapporti con Jung, si stabilì in seguito a Vienna, dove conobbe Sigmund Freud e divenne membro della Società Psicoanalitica.

Tornata poi in Russia, sulla base della propria formazione, fonda qui il cosiddetto “Asilo Bianco”, in cui si applica il metodo psicoanalitico. E’ un ospedale psichiatrico, ma anche luogo di formazione, caratterizzato dal fatto di avere mobili e pareti dipinte di bianco e di mirare a volere educare i bambini a essere liberi. In esso Sabina sperimenta, con un certo successo, metodi pedagogici di derivazione psicoanalitica.
Accusata però di praticare e porre in essere principi educativi contrari alla dottrina del partito, l’Asilo Bianco venne chiuso dalle autorità sovietiche, nonostante Stalin, così pare, vi avesse iscritto anche il proprio figlio Vasily.

Ritiratasi infine a Rostov, sua città natale, Sabina e le sue figlie furono tra le 27.000 vittime del massacro di ebrei e prigionieri di guerra sovietici perpetrato dai nazisti nell’agosto nel 1942.

La sua rilevanza teorica riguarda l’originale contributo alla definizione del concetto di “pulsione di morte”. In tal senso, Freud la cita esplicitamente in una nota di “Al di là del principio del piacere” nei seguenti termini:

Buona parte di questi concetti è stata anticipata da Sabina Spielrein in un suo erudito e interessante lavoro, ma che, disgraziatamente, mi appare poco chiaro. Ella definisce l’elemento sadico della pulsione sessuale come “distruttivo”.

Sabina Spielrein racchiude in sè i caratteri di un percorso umano drammaticamente intenso, evolutivo, tragicamente connotato. Profondamente malata, guarisce ed umanamente evolve grazie alle prime forme di applicazione della psicoanalisi. Diventa essa stessa psicoanalista e paga con la vita la sua speranza e il suo amore per l’uomo, la sua intrinseca vulnerabilità, la sua follia.

A Jung scrisse una volta:

[…] Il nostro conscio è solo una particella piccolissima di questo enorme sistema coordinato, la particella che ci è necessaria in ogni momento per adattarci al presente. E cos’è il presente?” (S. Spielrein, Lettere a Jung, in A. Carotenuto, Diario di una segreta simmetria, p. 202)

 

Dr Luigi Merico

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